Meraviglie Archeologiche Del Parco Di Roma G.C.

L’area del Parco di Veio dove si adagia il percorso del Parco di Roma Golf Club, esattamente tra la Via Flaminia, Via Grottarossa e la via dei Due Ponti, a partire dalla tarda età repubblicana divenne zona preferita, come del resto diverse zone a destra del Fiume Tevere, per la costruzione di insediamenti residenziali arricchiti da imponenti Ville.

L’altopiano compreso tra i fossi della Crescenza e della Valchetta, ha restituito importanti ritrovamenti come la notissima villa repubblicana sul Monte delle Grotte, visibile ancora oggi percorrendo la Via flaminia. Nulla si conosceva dell’area centrale del pianoro, dove si è scoperto un numero considerevole di altre ville romane particolarmente vicine le une alle altre. Il livello di questi insediamenti era molto alto, fatto testimoniato da ritrovamenti di decorazioni di pareti e pavimenti di notevole qualità, di installazioni termali ma anche di impianti produttivi come testimoniato dalla presenza di Doliarium e dotazioni per la viticoltura.

Probabilmente comune a tutti gli insediamenti è anche un acquedotto lungo il margine meridionale dell’altopiano, di cui si è ritrovata una vasca di calma che si può ammirare tra le buche 13 e 14, una profonda vasca rettangolare di un acquedotto romano che serviva alcune ville rinvenute in questo versante del pianoro. La vasca di calma è una struttura ad invaso ipogeo che serviva per rallentare il flusso dell’acqua in un tratto sotterraneo dell’acquedotto, come dimostrano due stretti passaggi arcuati nel corpo della vasca che doveva in origine essere coperta da volta a botte.

Queste due aperture immettono entro gallerie scavate nel tufo che corrispondono rispettivamente al condotto di immissione (galleria nord) e a quello di emissione dell’acqua (galleria est). Il getto doveva entrare con forza dall’apertura nord per poi proseguire con un andamento elicoidale, in senso antiorario, all’interno del bacino. Soltanto un minor quantitativo d’acqua usciva progressivamente dall’apertura sulla parete est.

Una vasca di rallentamento del flusso dell’acqua è giustificata dal sensibile cambiamento di pendenza e di direzione compiuto dal condotto est rispetto alla galleria d’immissione.

Acquedotto Buca 13

Tra il Green della buca 5 e il Tee della buca 6 è visibile un’antica cava di tufo nella quale si riconoscono le diverse fasi di lavorazione e sono riconoscibili diversi settori delimitati da tagli regolari e gradoni scavati nel tufo.

Probabilmente il tufo estratto dalla cava, improvvisamente abbandonata per ragioni ignote lasciando blocchi semilavorati, fu ampiamente utilizzato per la vicina villa repubblicana sul Monte delle Grotte dove è attestata una consistente fase edilizia costituita da muri in opera quadrata, realizzati con blocchi di tufo.
Il rinvenimento di una cava di questo materiale sul pianoro di Grottarossa è importante perché costituisce una conferma di come questo tufo venisse estratto anche sulla riva destra del fiume dove è stata riscontrata la sua presenza in banchi superficiali nella zona di Prima Porta e all’inizio della Via Tiberina.

Antica cava di tufo Green buca 5 e Tee buca 6

Perfettamente incastonato da una corona di pini marittimi si trova un mausoleo in laterizio posto su un’altura che dominava la valle del Vescovo e doveva essere visibile anche dalla Flaminia. E’ databile alla fine del II°, inizi III secolo d. C. ed è del tipo “a tempietto” composto da una camera sotterranea a pianta rettangolare coperta da una volta a crociera.

Il vano è caratterizzato da tre pilastri addossati alle pareti, forse costruiti per motivi statici, che si legano con piccoli archi leggermente rampanti ad un pilastro centrale che occupa una buona parte dello spazio all’interno del vano. Sopra la camera si alzavano due piani ma non è facile ricostruirne l’alzato. Diversi reperti marmorei rinvenuti nell’area circostante suggeriscono che il piccolo edificio funerario fosse del tipo con alto zoccolo, diffuso soprattutto a partire dal II-III secolo D.C., ricollegabile con i sepolcri “a tempietto” in laterizi sagomati.

Il mausoleo doveva appartenere ai proprietari della vicina villa e fu frequentato anche in età post-antica con un utilizzo non più sepolcrale ma forse come torretta di avvistamento.